La notizia è arrivata ieri in tarda serata, a conferma che qui a Sud non abbiamo niente davvero da festeggiare, ieri è arrivato l’ultimatum dell’Europa sugli ulivi salentini e l’emergenza xylella. La cosiddetta emergenza.
E insomma ieri alla fine del Consiglio agricoltura della Commissione Ue, l’ordine senza appello è arrivato: eradicare, ossia abbattere, e subito, tutti gli ulivi salentini colpiti dal batterio killer che killer non è. E non lo è secondo molti qualificati studiosi che hanno invece lanciato l’allarme contrario: è un’emergenza inventata e non è questa la soluzione. Tanto più su alberi secolari, piantati probabilmente dagli avi dei nostri avi.
Inutilissimo dunque il ministro Maurizio Martina, o forse semplicemente utile idiota di interessi altri. Perché nonostante le grandi bugie del commissario alla salute Vytenis Andriukaitis secondo il quale ogni problema relativo alla Xylella, e in particolare quello dei fondi, «sono in discussione con le autorità italiane», non ha battuto ciglio quando il commissario, parlando di«misure decisive che devono essere prese con urgenza immediata» ha in pratica affermato che «devono essere rimossi tutti gli alberi colpiti, questa è la cosa numero uno da fare» di fronte a un Martina muto.
Sul fronte locale, poi, è italietta in action: ieri si è svolta la riunione della IV commissione della regione Puglia dove il commissario straordinario Giuseppe Silletti (perché qui al Sud quando vogliono farci passare qualche decisione sopra la testa si nominano commissari) ha fatto sapere che i comuni colpiti sarebbero 40.
Ma non solo nell’area salentina: si parla di comuni brindisini e tarantini sui quali si stanno concentrando le attenzioni dell’Europa e delle lobbies.
E questo naturalmente nel silenzio proprio della principale istituzione pugliese, la Regione, e del principale partito di governo della Puglia, Sel. Peccato che Sinistra ecologia e libertà, il partito di Vendola, di sinistra e ecologia conservi solo le iniziali del nome, dal momento che sono state chiuse le porte a qualsiasi ricerca alternativa e non si è battuto ciglio alla notizia dell’eradicazione ordinata dall’Europa che toccherà migliaia di piante, distruggendo un indotto fondamentale per il territorio oltre che alberi che hanno centinaia di anni.
L’ultima speranza? Siamo noi, il popolo di questo mezzogiorno che martorizzano quotidianamente.
E infatti la reazione non si è fatta attendere nemmeno 12 ore: Peacelink ha portato stamane la voce delle Associazioni salentine (Spazi Popolari – I colori della Terra, CSV Salento, Forum Ambiente Salute, LILT, Casa delle Agriculture “Tuglie Gino”) e di Nandu Popu dei Sud Sound System alla Commissione Europea, in merito alla questione Xylella. Subito, senza perdere tempo.
In seguito a contatti avuti con il Gabinetto del Commissario Europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Vytenis Andriukaitis, Peacelink ha inviato poche ore fa i dossier prodotti dalla Dottoressa Antonia Ricchiuti e dalle Associazioni sopracitate: dossier che mettono in evidenza come non ci siano prove incontestabili della patogenicità nei confronti della Xylella.
Nella lettera, si chiede che la questione dell’eradicazione degli ulivi affetti da Xylella sia riconsiderata alla luce delle nuove possibili tecniche di cura alternativa e che sia fatta luce in merito alla presenza di concause, quali dei funghi, che potrebbero essere causa e non conseguenza della malattia. Ma, in attesa di riscontri – è prevista una visita della commissione a fine marzo in Salento – la battaglia va avanti.
Ed è una battaglia durissima: atta a favorire smerci e commerci di olii indecenti, come ha raccontato Danilo Lupo sulla7, illustrandoci una oscena crema gialla – olio tunisino congelato – arrivato nel porto di Livorno dalla Spagna dopo essere stato miscelato in Portogallo, e destinato a un noto oleificio toscano. Una frode milionaria che, guarda caso, specula proprio sul crollo della produzione di extravergine made in Puglia, dovuto alla xylella, alla mosca, alla pioggia.
Sul fronte delle indagini proseguono le inchieste da parte della Procura di Lecce, ed è notizia di queste ore che il caso sia stato incluso nel terzo rapporto sulle agromafie coordinato dal magistrato Gian Carlo Caselli, che parla di “concomitanze anomale“. L’ex procuratore capo di Torino e attuale presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura afferma che vi sono “aspetti che potrebbero andare oltre la fatalità”: in base alle recenti relazioni consegnate dalla forestale pare che il ceppo di Xylella isolato in Puglia non provenga dalla Costa Rica, paese dal quale sono stati importati milioni di oleandri che avebbero potuto veicolare il batterio, bensì dal Brasile da cui non è stato importato alcunché. Particolare che rafforza l’ipotesi di una introduzione dolosa del parassita a danno delle coltivazioni salentine.
Nandu, la voce dei Sud Sound System, intanto, non si arrende e mai lo farà: anzi invita i suoi sostenitori e chiunque ami la propria terra a tenersi pronti. A incatenarci agli alberi. Perché Omm s’nasce, brigante s’more… ma soprattutto perché ‘a terra è nostra e nun s’adda tuccà.
Strage ulivi Puglia, spunta ipotesi dolosa. Fara (Eurispes): “Guerra chimica”
Il fascicolo in mano alle pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci è a carico di ignoti. A rimescolare le carte sono le relazioni consegnate pochi giorni fa dalla Forestale e dai consulenti tecnici: non si può affermare che la Xylella fastidiosa isolata nel Gallipolino provenga “verosimilmente” dalla Costa Rica, come sostenuto finora dai ricercatori che studiano a Bari il fenomeno. Anzi, per gli inquirenti resta aperta un’altra strada, quella che porta in Brasile.E la differenza è netta: mentre dal primo Paese sono stati importati milioni di oleandri che potrebbero aver veicolato il batterio, dal secondo no. Ecco perché si rafforza la pista di una possibile sperimentazione: lì è sì presente una subspecie diversa, ma per gli investigatori non è escluso che il genoma possa essere stato modificato.
Non è un luogo come un altro, in questa storia, il Brasile. Lì è stato per la prima volta sequenziato il Dna del batterio, con un progetto di ricerca che, nel 2002, ha dato vita ad Alellyx, società che studia le piante resistenti a Xylella e acquistata nel 2008 dal colosso di sementi transgeniche Monsanto. C’entra qualcosa? È una domanda a cui la Procura intende dare risposta.
Sono ipotesi, si diceva. Tuttavia, la magistratura non se la sente di tralasciare nulla. Neppure che uno dei tasselli possa essere ilworkshop internazionale tenutosi presso l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari. Organizzato su spinta dell’olandese Jaap Janse, coordinatore della rete Cost 873 di cui sopra, ha “fornito gli strumenti di diagnosi e controllo per prevenire l’introduzione e l’eventuale disseminazione del batterio in Europa”. Era l’ottobre 2010, tre anni prima che venisse lanciato l’allarme sul territorio. In quella sede, per la prima volta, sono stati introdotti in Italiacampioni da analizzare del patogeno. Si ritiene estraneo, lo Iam: “È stato dimostrato come non sia stato possibile che ilfocolaio del batterio generato per motivi di studio e subito distrutto si sia poi diffuso ad oltre duecento chilometri di distanza”, nel Leccese. Su ciò le indagini, come dichiarato dalla pm Mignone, sono destinate ad arenarsi: in virtù della legge 159 del 2000, varata nell’epoca del governo Amato, l’Istituto, che è organismo internazionale, gode di una immunità giurisdizionale che rende inviolabili immobili, archivi e personale. Dunque, sarà impossibile effettuare perquisizioni, confische, sequestri. “Ma questo – replicano dallo Iam – nulla attiene o afferisce all’inchiesta in corso”.
Salento, ulivi e xylella: facciamo chiarezza
Si chiama “Complesso del disseccamento rapido” la malattia che sta colpendo l’olivicoltura pugliese, che rappresenta circa il 30% della produzione nazionale. La soluzione proposta da Commissione europea, Regione Puglia e CNR è l’eradicazione delle piante affette, e sostiene l’esigenza di utilizzare pesticidi in tutta l’area. Secondo alcune associazioni e comitati, supportati dall’Università del Salento, sarebbe possibile intervenire in modo meno invasivo
L’emergere di forme di opposizione al provvimento non sono tardate, anche perché qui la cultura della chimica in agricoltura ha già attecchito pesantemente: secondo i dati dell’Arpa la Puglia, dopo Veneto, Emilia Romagna e Sicilia, è al quarto posto in Italia per utilizzo di fitofarmaci. Nel 2012 in provincia di Lecce c’è stato un aumento del 15% rispetto al 2009. Anche la “Lega italiana per la lotta contro i tumori” ha contestato le misure, affermando che “la cura è peggio della malattia. I rischi per la salute umana sono altissimi”. Una settimana dopo l’uscita della determina è stato nominato un commissario straordinario per l’emergenza. Si tratta di Giuseppe Silletti, Comandante del Corpo Forestale della Regione Puglia, che ha redatto un piano d’intervento per contrastare la malattia. Il piano ha ridotto l’utilizzo dei prodotti chimici solo agli insetticidi per contrastare il vettore del batterio. Saranno utilizzati su tutti gli uliveti e su tutti i frutteti del genere Prunus, come ciliegio, pesco, mandorlo. All’interno del piano è prevista anche l’eradicazione delle piante infette, che coinvolgerà una fascia di 15 chilometri al confine con la provincia di Brindisi (l’Ue preme per un allargamento della fascia a 20 chilometri). Prescrizioni che continuano a non convincere. Giovanni Melcarne, portavoce del comitato “Voce dell’ulivo” e presidente del Consorzio di tutela dell’olio Dop Terra d’Otranto, ha affermato: “Il piano non ci piace se significa insetticidi per tutto il territorio salentino. A questo punto preferiamo morire con gli ulivi ma non per gli ulivi”. Inoltre in ballo non c’è solo la salute delle persone, ma anche quella di attività economiche fiorenti, come il biologico e l’apicoltura. Dal 2008 ad oggi le aziende bio nel leccese sono quasi raddoppiate. L’utilizzo obbligatorio dei fitofarmaci mette a rischio tutte queste certificazioni.
Rocco Moscatello è un agricoltore biologico, uno dei dieci soci della cooperativa Amrita con sede a Scorrano, profondo Sud Salento. L’azienda è attiva dal 1991, quando ancora non esisteva il primo regolamento Cee sul biologico. Adesso, dopo quasi 25 anni di attività, rischia di chiudere: “Con queste misure tutte le attività biologiche moriranno. Dovremmo utilizzare insetticidi sulla vegetazione spontanea dei campi coltivati e sugli alberi di ulivo, mandorlo e altri frutteti. Questo su tutti i campi del Salento. Tra l’altro noi lavoriamo proprio con l’inerbimento sui nostri uliveti, perché mantiene l’humus del terreno. Se dovessimo usare questi insetticidi distruggeremmo tutto il nostro mercato, tutta la rete di acquirenti che ci siamo creati in decenni di lavoro”. Secondo Ivano Gioffreda, le cui tesi sono state portate da Peaclink in Commissione Europea, ci sarebbero altri metodi per combattere la malattia. Sul proprio uliveto l’agricoltore ha cominciato ad attuare delle pratiche di agricoltura organica rigenerativa. La sperimentazione sembrerebbe avere successo: le piante che un anno fa erano secche sarebbero ritornate verdi. Altri proprietari di appezzamenti hanno seguito il suo esempio e anche Copagri (Confederazione Produttori Agricoli), Università di Foggia e Università del Salento stanno attuando una sperimentazione solo con prodotti bio-sostenibili per aiutare la pianta a reagire all’attacco del patogeno. La sfida più grande è però un’altra: rendere gli alberi nuovamente produttivi. Oltre alla foglia deve rispuntare il frutto, l’oliva. Perché altrimenti l’alternativa secondo gli scienziati della task force è una sola: eradicazione delle piante e ricerca di cultivar resistenti al batterio. Un aspetto che preoccupa le associazioni per eventuali aperture della ricerca agli ogm. Al riguardo Donato Boscia afferma: “In questo periodo storico gli ogm sono vietati. Quindi per adesso è inutile parlarne. Però ormai non c’è tempo da perdere, cure per gli alberi malati non ce ne sono. La Comunità Europea deve finanziare la ricerca su forme resistenti di ulivo in natura. Al mondo c’è ne sono 1.500 diverse. Una resistente a xylella ci sarà. Poi, più in là, se ce ne sarà bisogno discuteremo di ogm”.
Ogm, a rischio anche gli ulivi pugliesi. L’allarme del
Coordinamento per la difesa dell’Ulivo
Pare che la multinazionale brasiliana Monsanto sia fortemente interessata agli sviluppi dell’olivicoltura e soprattutto in Puglia, regione più importante nel mondo per la produzione dell’extravergine
Dai Promotori del Coordinamento per la difesa dell’Ulivo
Vista la tragedia che incombe sulla nostra agricoltura che vuole in primis condannare a morte i monumentali e millenari, ulivi del Salento;
Visto che agricoltori salentini utilizzando metodi antichi e naturali, hanno colto il successo contro gli essiccamenti;
Visto che da notizie raccolte attraverso esperti agronomi la situazione può essere risolta senza la distruzione degli uliveti;
Visto che da più parti arrivano informazioni che la multinazionale Monsanto, con i suoi OGM (organismi geneticamente modificati), sia fortemente interessata agli sviluppi dell’olivicoltura e soprattutto in Puglia perché regione più importante nel mondo per la produzione dell’extravergine;
Visto che la città di Bitonto deve tutta la sua Storia principalmente all’ulivo;
Viste le fondate preoccupazioni degli agricoltori;
Venerdì 27 marzo, a partire dalle 18,30 e con la partecipazione delnaturalista di fama nazionale Angelo Passalacqua, si terrà un incontro con gli agricoltori locali:
quindi si richiede la massima collaborazione da parte dell’Amministrazione con la messa a disposizione di uno spazio pubblico quale è la storica Sala degli Specchi simbolo della Città come lo è l’Ulivo.
Si fa presente che l’incontro di Venerdì è in correlazione con la manifestazione di Domenica prossima a Lecce, manifestazione alla quale stanno arrivando adesioni da tutta Italia e da un sempre più presente mondo della cultura.
Si fa presente che sarebbe un grave oltraggio alla Storia della nostra Città non essere presenti a Lecce Domenica prossima e pensiamo che di questo l’Amministrazione abbia sensibilità e coscienza.