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Sfrutta gli immigrati clandestini: azienda agricola sotto sequestro
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BLITZ DEI CARABINIERI NEL PIOVESE

Sfrutta gli immigrati clandestini: azienda agricola sotto sequestro

Bloccati beni per tre milioni ai titolari, due imprenditori accusati di occupazione illegale della manodopera

22  aprile 2015

PIOVE DI SACCO. Sfruttava il lavoro nero di immigrati clandestini: per questo motivo un’azienda ortofrutticola del Piovese è stata posta sotto sequestro dai carabinieri del comando provinciale di Padova e da quelli del Nucleo ispettorato del lavoro.

Il provvedimento  di sequestro è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Padova; indagati i titolari, due imprenditori accusati di sfruttamento del lavoro, immigrazione clandestina e occupazione illegale di manodopera.

L’azienda agricola opera da diversi anni nel settore della coltivazione, della raccolta e del confezionamento di prodotti ortofrutticoli. Oltre 3 milioni di euro il valore dei beni colpiti dal provvedimento di sequestro.

I clandestini lavoravano anche 12 ore al giorno per 3/4 euro all’ora, senza turno di riposo e ferie.
L’indagine è iniziata il 20 settembre 2014 dopo il ferimento, a colpi di machete di un indiano da parte di un connazionale che è stato arrestato per lesioni personali aggravate.

Gli investigatori hanno poi cercato di capire le motivazioni che avevano portato all’aggressione scoprendo un’inquietante realtà che interessava un nutrito numero di braccianti agricoli che operavano in aziende di Correzzola e che li vedeva vittime di un vero e proprio racket. I carabinieri sono riusciti ad abbattere il muro di omertà raccogliendo da una trentina di indiani testimonianze di soprusi e maltrattamenti.

E’ così emerso che ciascuna vittima era giunta in Italia dall’India, pagando somme di denaro comprese tra i 6.500 e gli 8.500 euro che venivano versati interamente a una congrega di connazionali facenti capo ai 4 arrestati i quali organizzavano il viaggio attraverso mezzi di fortuna, utilizzando nulla-osta all’ingresso per motivi professionali, promettendo condizioni di vita migliori e buoni salari di lavoro.

Una volta in Italia, gli immigrati, non più in regola con le norme di soggiorno e quindi versando in condizione di clandestinità, sono stati alloggiati in un’abitazione fatiscente a Correzzola dove, pagando tra l’altro un affitto tra i 10 e 230 euro, dimoravano in condizioni precarie, senza il benché minimo presupposto di igiene e sicurezza.

Gli indiani venivano impiegati dagli sfruttatori come braccianti nei campi circostanti, percependo un salario assolutamente inadeguato per le mansioni e i turni di lavoro svolti, venendo così apertamente sfruttati nel lavoro di coltivazione e raccolta di prodotti agricoli.

Gli indiani arrestati riscuotevano poi dai connazionali un ulteriore obolo, tra 0,50 e 1 euro, su ogni singola ora di lavoro prestata. Chi si rifiutava subiva aggressioni come quella avvenuta il 20 settembre 2014. Le indagini si sono spostate poi sull’azienda agricola in cui i carabinieri hanno scoperto che si avvaleva della manodopera di decine di indiani.

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