Campi Colti
Agricoltori produttori e consumattori per l'autodeterminazione alimentare
SOS ROSARNO
Categories: Mercati

TERRA, LAVORO, DIGNITÀ

arance

Ed eccoci, anche quest’anno, al lancio della nuova campagna! E siamo al 2016/2017. Anche quest’anno siamo un po’ in ritardo ma, comunque, in contemporanea all’inizio della campagna agrumicola. Siamo sempre noi, gli Afrocalabri, come qualcuno ama definirci, impegnati a portare avanti un progetto politico e socio-economico ormai noto alla gran parte di voi. E come ogni anno cerchiamo di arricchirlo di alcune novità e, soprattutto, di condivisione!

Ma, cosa c’è di nuovo rispetto agli anni passati in SOS Rosarno? L’avevamo annunciato: la nascita della Cooperativa Sociale “Mani e Terra”. Sì! Quest’anno siamo partiti molto più da vicino, dal titolo: il lavoro e la terra. La nostra terra! Per il terzo anno consecutivo, infatti, abbiamo coltivato un orto collettivo. Ma, stavolta, lo abbiamo fatto sulla terra della Cooperativa; di “Mani e Terra” SCS ONLUS.

Su questo terreno, abbiamo piantato gli ortaggi estivi (pomodori, melanzane, peperoncini, zucchine, fagiolini…) i cui frutti sono stati trasformati in salse, sott’oli, ecc. La natura ci ha esortati ad andare avanti! Ci ha restituito un raccolto ricco da destinare a tutte quelle persone che hanno deciso di sostenerci, di sostenere non già e non solo il nostro progetto, ma un modo di vivere e di rapportarsi decisamente altro: nel rispetto della Terra e di tutti i suoi abitanti. E per continuare il percorso intrapreso, pochi giorni fa, abbiamo anche seminato del frumento! Tre varietà di grani antichi (“S. Cappelli, Russello, Timilìa”); questo anche per dare più forza e slancio al bellissimo progetto dei nostri compagni di strada siciliani di Terre di Palike che, ormai da qualche anno, stanno mantenendo in vita molteplici varietà di grani antichi come il “timilìa” o il “pilusedda”, solo per fare qualche esempio. E pure nella nostra terra abbiamo degli ottimi compagni di strada e, anche loro, ci forniscono varietà da tenere in vita, libere! E non è una novità di poco conto. Seminare il frumento, per noi, è un altro passo verso la direzione che vogliamo intraprendere: una sempre maggiore diversificazione colturale per lasciarci alle spalle l’eredità delle monoculture funzionali ai mercati lontani e incrementare la produzione di colture che rispondano ai bisogni della popolazione che vive il territorio.

E poi, c’è la creazione e la condivisione di rapporti e strumenti nuovi. Assieme ad altre realtà incontrate per strada nel corso degli anni passati, abbiamo costituito “Fuorimercato”. Una rete operante in tutta Italia che unisce realtà urbane e rurali, come ad esempio la fabbrica recuperata RiMaflow, la fattoria senza padroni di Mondeggi Bene Comune, le associazioni e fattorie pugliesi, lucane e campane che hanno dato vita alla rete SfruttaZero e al progetto Funky Tomato, i/le nostr* compagn* di strada sicilian* di ContadinAzioni e Terre di Palike, e tant* altr* provenienti dal mondo di Genuino Clandestino e dei gruppi d’acquisto solidali (GAS). Abbiamo voluto chiamarla così la nuova rete – Fuorimercato – perché unisce realtà che si situano fuori da questo mercato e che sono, politicamente, economicamente e culturalmente alternative a questo sistema che affama (altro che nutrire!) i popoli, alienandoli dalla terra, dalle risorse, dai beni necessari a soddisfare i loro bisogni essenziali. Fuori da questo sistema capitalistico dal volto sempre più disumano, noi guardiamo al futuro partendo dal mutualismo, per costruire qualcosa di radicalmente alternativo basato su principi di eguaglianza e auto-gestione.

La nostra è una scelta politica che mette al centro la cura e la costruzione di rapporti umani diretti e di relazioni sociali reciproche e paritarie e ha come obiettivo la realizzazione dei bisogni primari (a partire dal cibo, ma con l’obiettivo di andare ben oltre!). La nostra è una scelta che ribadisce ch’è necessario difendere e preservare i territori o, almeno, quel che resta, meglio, quel che resiste! dei/nei territori, al saccheggio programmato e consumato ormai da parecchi decenni.

Noi vogliamo partire dalla Terra e dall’autodeterminazione di chi la lavora. Vogliamo farlo rispettando la natura e l’ambiente, rinsaldando così il legame antico che ci vede attori in quest’immenso teatro. E, vogliamo farlo in modo collettivo, lavorando insieme, perché lavorare insieme è il modo migliore per stabilire e consolidare rapporti umani veri e profondi fondati su rispetto, reciprocità e dignità. Questo cammino, però, ha obiettivi ancora più grandi: mira, partendo dal cibo, da un altro rapporto con il cibo, a ridisegnare le campagne e le città, a realizzare il diritto di tutt* all’auto-determinazione alimentare e sociale, a preservare i territori e ricostruire comunità!

Questo cammino, però, va percorso insieme. E insieme lo stiamo percorrendo, ormai da un po’ di anni. Il vostro appoggio non solo ci lusinga e rende il nostro progetto sostenibile, ma conferma che l’azione comune può realmente incidere nella costruzione di un altro tipo di vita e di società. Tuttavia, la nostra Idea/Azione, quella di noi tutti, ha bisogno di più forza, di più incisività; dobbiamo essere in grado di fare dei nostri progetti dei progetti condivisi e, soprattutto, dobbiamo essere capaci di parlare una lingua comprensibile ai più. Lo scenario che vogliamo rendere reale diventa sempre più urgente. E mentre crescono le proprietà ed i profitti delle multinazionali dell’agro-alimentare e della grande distribuzione organizzata (GDO), e dei pochi che riescono sempre a guadagnare a discapito delle moltitudini, sempre più contadini sono costretti a lasciare la terra. Il loro abbandono va di pari passo con la continua crescita di un modello di agricoltura che è basato sulla “spremitura” dei redditi di altri contadini e piccoli agricoltori e sullo sfruttamento del lavoro di braccianti – migranti e non – ai quali si impongono ritmi di vita disumanizzanti. E così si creano le condizioni per le quali, giorno dopo giorno, peggiora il clima sociale e culturale nei nostri territori: la solita guerra tra poveri, il solito degrado, condito anche da omicidi ancora impuniti, come quello del giovane Sekine Traore, freddato nella tendopoli ghetto di S. Ferdinando per mano di un “rappresentante dello Stato”. E all’interno di questo quadro, proprio quelli che ci sono più vicini: i lavoratori, i precari, i disoccupati, i diseredati e gli oppressi, e perfino i piccoli agricoltori che producono per il mercato e son costretti poi a comprare il cibo di cui hanno bisogno, sono soggetti al consumo di cibo/spazzatura a basso costo, e rappresentano la linfa vitale di questo sistema che opprime e che, passando proprio dal fattore cibo, detta la tabella di marcia per la sempre più penetrante mercificazione della sopravvivenza quotidiana. E allora, come spezzare questo circolo vizioso, come incidere sulla comunicazione e comprensione del messaggio pur non avendo i mezzi adeguati? Come coinvolgere le moltitudini, appunto, in questo percorso politico, come rilanciare ed allargare la nostra azione?

L’aumento della consapevolezza, anche attraverso il passaparola, certamente aiuta ma non basta: è necessario dare vita a una mutualità dal basso, capace di sopperire ai bisogni primari al di fuori dei circuiti canonici e istituzionali, con le azioni e i mezzi che ognuno può mettere a disposizione della collettività. Utopia? Può darsi, ma vale la pena provarci!

Del resto, fino a qualche decennio fa erano utopia anche i GAS, o le Comunità territoriali, o le Botteghe del Mondo; ora, non solo sono realtà consolidate ma, accanto a loro, ci sono miriadi di gruppi alternativi a questo sistema economico basato sul profitto, e all’omologo sistema politico povero di spirito e privo di Etica; ciò significa che, in tutti questi anni, molte persone hanno lavorato alla costruzione di qualcosa, di qualcosa di visibile, e di qualcosa che funziona.

Con tutte queste persone, con ogni singola realtà virtuosa, dobbiamo essere capaci di costruire un INSIEME, un sistema altro forte e coeso. Ma, c’è bisogno di una Cultura adeguata, basata su rapporti non viziati da fattori tanto esterni quanto estranei all’Umanità, quali il profitto, lo sfruttamento, l’individualismo sfrenato. Una cultura capace di guardare al futuro con speranza e positività, con volontà d’inventare una nuova visione di Bene Comune, un nuovo concetto di Vivere Civile, di Giustizia Sociale.

Una Cultura per cui varrà ancora la pena di giocare una parte in questo grande teatro che ha nome Terra.

BUON DOMANI a tutte e a tutti!!!

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